Il discorso che vi si proporrà (traduzione italiana della traduzione francese che si trova alle pagine 217-231 del libro Le triangle rose : La déportation des homosexuels (1933-1945) / Jean Boisson) è il più significativo ed orribile dei discorsi di un gerarca nazista sulla sessualità, il genere e l'omosessualità.
Il suo autore era il Reichsführer-SS Heinrich Luitpold Himmler, capo delle SS, ed uno degli uomini più potenti del regime nazista, tanto omofobo da far sospettare allo storico George L. Mosse (vedi qui) che in realtà egli velasse delle tendenze omosessuali, e tanto razzista da meritarsi di diventare l'architetto del genocidio (per citare Richard Breitman).
Il discorso fu tenuto il 18 Febbraio 1937 all'accademia delle SS a Bad Tölz, vicino a Monaco, e va oltretutto osservato che (a quanto mi risulta) è il primo discorso in cui un gerarca nazista ha pubblicamente ventilato la possibilità di sterminare le persone indesiderabili ed irrecuperabili per la Germania.
Se nel 1937 questa possibilità fu solo adombrata per gli omosessuali, sarebbe divenuta tragica realtà nel 1940 per i disabili (Aktion T4) e tra il 1941 ed il 1945 per gli ebrei (Shoah), i rom (Porajmos), ed altri, omosessuali compresi.
Gli odi verso particolari gruppi di persone hanno la nefasta caratteristica di legittimarsi e rafforzarsi a vicenda - pertanto l'omofobia non è un problema solo lesbico o gay, l'antisemitismo non è solo un problema ebraico, l'islamofobia non è solo un problema mussulmano.
La traduzione è opera di Raffaele Ladu, con la consistente ed indispensabile revisione di Daniele Speziari.
Si consiglia di leggere a digiuno.
[Inizio]
Discorso del Reichsführer-SS
Heinrich Luitpold Himmler
sull'omosessualità
sull'omosessualità
18 Febbraio 1937
Bad Tölz
Bad Tölz
Allorché abbiamo preso il potere nel 1933, abbiamo scoperto le associazioni degli omosessuali. Esse contavano due milioni di membri; le stime prudenti dei funzionari incaricati di questo problema indicano fino a quattro milioni di omosessuali in Germania. Io personalmente ritengo che le cifre non siano tanto elevate: penso che non tutti quelli che facevano parte di tali associazioni fossero davvero degli omosessuali. D'altronde, sono naturalmente convinto che non tutti gli omosessuali fossero iscritti a tali associazioni. Penso che ce ne fossero da uno a due milioni. Ma un milione è davvero il minimo, la stima minore e più indulgente che sia possibile fare in questo campo.
Raffiguratevi questo concretamente. Secondo gli ultimi censimenti, dobbiamo avere da sessantasette a sessantotto milioni di abitanti in Germania, e quindi trentaquattro milioni di uomini, a fare il conto tondo. Abbiamo dunque circa venti milioni di uomini capaci di procreare (si tratta degli uomini di oltre sedici anni). Potrebbe esserci un errore di un milione, ma questo non ha alcuna importanza.
Se io ammetto che ci siano da uno a due milioni di omosessuali, questo significa che fra il sette e l'otto, od il dieci per cento degli uomini sono omosessuali. E se la situazione non cambia, questo significa
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che il nostro popolo sarà annientato da questa malattia contagiosa. A lungo termine, nessun popolo potrà resistere ad una simile perturbazione della sua vita e del suo equilibrio sessuale.
Se mettete in conto - cosa che non ho ancora fatto - i due milioni di uomini caduti in guerra, e se considerate che il numero delle donne rimane stabile, potete immaginare quanto questi due milioni di omosessuali e questi due milioni di morti - dunque, quattro milioni di uomini in totale - squilibrino le relazioni sessuali in Germania: questo provocherà una catastrofe.
Svilupperò davanti a voi alcune riflessioni sul problema dell'omosessualità. Ci sono tra gli omosessuali delle persone che adottano il seguente punto di vista: "Quel che faccio non riguarda nessuno, è la mia vita privata". Ma non è affatto la loro vita privata: il campo sessuale può essere sinonimo di vita o di morte per un popolo, d'egemonia mondiale o di riduzione della nostra importanza a quella della Svizzera. Un popolo che ha molti bambini può aspirare all'egemonia mondiale, al dominio del mondo. Un popolo di nobile razza che ha troppo pochi figli ha un biglietto per l'aldilà: non avrà più alcuna importanza fra cinquanta o cento anni, e da qui a duecento o cinquecento anni sarà morto.
Ed oltre a questi problemi di numeri - non ho contemplato che questo caso qui - questo popolo può sparire come stato per altre ragioni ancora. Noi siamo uno stato di uomini, e malgrado tutti i difetti che questo sistema presenta, dobbiamo assolutamente rimanervi legati. Perché quest'istituzione è la migliore.
Nel corso della storia, ci sono stati degli stati di donne. Avete certo sentito pronunciare la locuzione "diritto matrimoniale". Il regno delle Amazzoni non era affatto una favola: ha avuto una realtà. Soprattutto i frisoni - ed i popoli marinari in genere - hanno avuto delle istituzioni matrimoniali di cui si possono seguire l'esistenza e le tracce fino all'epoca attuale. Non è affatto un caso che gli olandesi amino essere governati da una regina, o che la nascita di una figlia, di una regina, sia salutata con più entusiasmo di quella di un ragazzo. Questa non è una bizzarria, ma il marchio di un istinto atavico dei popoli marinari.
Da secoli e millenni i popoli germanici e specialmente il popolo tedesco, sono governati da uomini. Ma questo stato di uomini è sulla via dell'autodistruzione a causa dell'omosessualità. Secondo me,
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il principale difetto in materia di amministrazione è il seguente: nel settore pubblico, nell'esercito, nell'organizzazione politica ed in tutte le altre istituzioni che vi potete immaginare, tutti sono nominati in funzione dei risultati ottenuti, senza tener conto delle insufficienze umane. Perfino la nomina ad uno di questi ruoli di funzionari così spesso troncati dalla vita è l'effetto di una selezione secondo i risultati ottenuti: bisogna avere il miglior voto all'esame di diritto. In questo caso la selezione si fa secondo i voti, perché si prende innanzitutto chi ha avuto 1, poi chi ha avuto 1½ o 1¼, poi chi ha avuto 2, ecc.
Per quanto riguarda i posti dell'amministrazione e dell'economia, che sono occupati anche da delle donne, nessun uomo di buona fede potrà sostenere che vi si acceda esclusivamente per la sua qualifica professionale. Perché, siate onesti - siamo tra uomini e perciò possiamo parlare schiettamente: voi cercate una stenodattilo, ed avete due candidate; una mostruosamente brutta, di cinquant'anni di età, che fa trecento sillabe - quindi quasi un genio in questo campo - ed un'altra, carina, di buona razza, di vent'anni di età, ma che fa appena centocinquanta sillabe. Voi prenderete certo la vostra aria più seria - oppure proprio non vi conosco - e troverete mille ragioni moralmente assai valide per impiegare la candidata di vent'anni che fa meno sillabe: l'altra è vecchia, e potrebbe ammalarsi più facilmente, e chissà che altro ...
Beh, si può anche riderci su, non è male e non è grave, perché se lei è bella non tarderà a sposarsi, ed in ogni caso un posto di stenodattilo non determina affatto la politica dello stato.
Ma la distruzione dello stato comincia quando interviene un principio erotico - lo dico con la più grande serietà: un principio di attrazione sessuale dell'uomo per l'uomo, quando, in questo stato di uomini, la qualificazione professionale, il rendimento, non giocano più il loro ruolo. Vi citerò un esempio preso dalla vita. Dico bene: preso dalla vita. Aggiungo che secondo me, in tutte le regioni abitate oggi sulla terra, nessun servizio ha accumulato tanta esperienza nel campo dell'omosessualità, dell'aborto, ecc. quanto la Gestapo in Germania. Credo che, in questo campo, possiamo parlare di esperienza.
Il consigliere ministeriale X è omosessuale e cerca tra i suoi assessori un consigliere governativo, ma
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non segue affatto il principio del rendimento. Non sceglierà certo il miglior giurista; non dirà nemmeno: "L'assessore X non è certo il miglior giurista, ma è molto apprezzato, ha esperienza e - cosa che sulla bilancia pesa molto - sembra di buona razza ed avere una concezione del mondo corretta". No: non prenderà un assessore qualificato, né di bell'aspetto fisico: sceglierà quello che come lui è omosessuale. Questa gente è capace di riconoscersi da un capo all'altro di una sala. Quand'anche ci fossero cinquecento uomini in una serata danzante, in mezz'ora hanno trovato quelli che hanno la loro medesima tendenza. Le persone normali come noi non possono immaginare come sia possibile.
Il signor consigliere ministeriale sceglie dunque l'assessore meno apprezzato e la cui concezione del mondo è la più malvagia. Non gli pone alcun interrogativo sul suo rendimento, ma va a presentarlo al direttore ministeriale. Canta le sue lodi e giustifica molto seriamente la sua proposta. E quest'assessore entra adesso nelle sue funzioni, perché non verrà mai in mente al direttore ministeriale di chiedere informazioni più dettagliate, e nemmeno di vagliare più da vicino la proposta del consigliere ministeriale: pensa infatti che questo vecchio funzionario proponga l'assessore sulla base del suo rendimento. Non viene proprio in mente allo spirito di un uomo normale che quest'assessore possa essere stato proposto in ragione delle sue tendenze sessuali.
E la cosa non finisce qui, perché l'assessore, che è ormai consigliere governativo, procederà nella medesima maniera. Se voi trovate in un qualsiasi posto di lavoro un uomo che ha questa tendenza, e quest'uomo ha un potere decisionale, voi potete essere certi di trovare intorno a lui tre, quattro, otto, dieci od ancor più individui con questa tendenza; perché l'uno tira l'altro, e sventura agli uomini normali che vivono con questa gente, essi sono condannati: possono fare quello che vogliono, saranno annientati. Vorrei citare qui l'esempio di un camerata a cui è accaduto questo. Il generale delle SS von Woyrsch, che allora combatteva in Slesia, era stato posto tra il generale delle SA Heines ed il Gauleiter Brückner, entrambi omosessuali; e Brückner era anche Primo presidente. Woyrsch è stato perseguitato per aver turbato questa meravigliosa intesa, e non perché avessero detto: "Non è come noi", ma sempre per motivi morali, politici, ideologici, per dei motivi nazional-socialisti.
L'omosessualità fa quindi arenare ogni rendimento,
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ogni sistema basato sul rendimento; essa distrugge lo stato dalle fondamenta. A questo si aggiunge il fatto che l'omosessuale è un uomo radicalmente malato sul piano psichico. E' debole e si mostra vile in ogni circostanza decisiva. Credo che in guerra possa dare di tanto in tanto prova di coraggio, ma nel campo civile questi sono gli uomini più vili che uno possa immaginare.
L'omosessuale mente egualmente in modo patologico. Non mente affatto - per prendere un esempio crudo - come un gesuita. Il gesuita mente per uno scopo preciso. Racconta qualsiasi cosa con un'aria raggiante, pur sapendo di propinare panzane. Ha una giustificazione morale: mente per la gloria di Dio: ad majorem Dei gloriam. Il fine santifica i mezzi. Qui c'è tutta una filosofia della morale, una dottrina morale che è stata elaborata da Sant'Ignazio di Loyola.
Dunque, il gesuita mente e lo sa, non dimentica per un attimo che mente. Di contro, l'omosessuale mente e crede a quello che dice. Allorché chiedete ad un omosessuale: "Hai fatto questo o quello?", la risposta è no. Io conosco il caso di omosessuali che abbiamo interrogato e che ci hanno risposto: "Sull'onore di mia madre, che io possa cadere stecchito se questo non è vero". Tre minuti dopo, noi presentavamo loro le prove dicendo: "E questo cos'è, allora?": evidentemente non sono affatto stecchiti, e sono sempre qui, purtroppo.
All'inizio, non capivo. Nel 1933-1934, noi ci avvicinavamo alle cose da perfetti ignoranti: questo costituiva e costituisce tuttora un mondo tanto estraneo all'uomo normale che questi non può affatto immaginarsi cosa sia. Il generale Heydrich ed io, così come alcune altre persone, abbiamo veramente dovuto apprendere delle cose in questo campo - solo attraverso delle spiacevoli esperienze. All'inizio, io mi arrabbiavo quando i giovani mentivano. Oggi capisco che per loro è impossibile fare altrimenti. E' per questo che non mi viene più in mente di chiedere ad un omosessuale se mi può dare la sua parola. Non lo faccio più perché so che questa parola sarà una menzogna. Nello stesso momento in cui un omosessuale vi dice qualcosa con le lacrime agli occhi, è persuaso di dire la verità. Le esperienze che ho fatto mi hanno mostrato che l'omosessualità conduce - dirò: ad una totale stravaganza intellettuale, ad un'irresponsabilità totale.
L'omosessuale è per natura un oggetto ideale di pressione:
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innanzitutto perché egli stesso è passibile di punizione, in secondo luogo perché è un tipo malleabile, ed in terzo luogo perché è molle e completamente privo di volontà.
Inoltre - io non cerco che di presentarvi alcuni esempi in questo campo - l'omosessuale è posseduto da un insaziabile bisogno di confidenza in ogni campo, e specialmente nel campo sessuale. Il più delle volte constatate che quello che si fa pizzicare vi dà senza alcuna costrizione tutti i nomi che conosce. Non c'è dunque - mi tocca proprio collocarmi da questo punto di vista - alcuna fedeltà nell'amore tra uomo ed uomo che possa assomigliare alla fedeltà tra uomini, anche se questa gente sostiene di amarsi. L'omosessuale racconta tutto in modo sbrigliata, probabilmente con la speranza di salvare così la propria pelle.
Dobbiamo capire che se questo vizio continua a diffondersi in Germania senza che noi lo possiamo combattere, questa sarà la fine della Germania, la fine del mondo germanico. Il compito non è purtroppo tanto facile per noi come lo fu per i nostri antenati. Per loro, questi individui rappresentavano dei casi isolati, degli anormali. L'omosessuale, quello che chiamiamo "Uranista [Urning]" veniva gettato in fondo ad una palude. I professori che trovano questi cadaveri nelle paludi non si rendono certo conto che si trattava nel novanta per cento dei casi di omosessuali che erano stati gettati completamente vestiti negli acquitrini. Questa non era una punizione, era semplicemente l'estinzione di questa vita anormale. Bisognava scartarli, allo stesso modo in cui strappiamo le ortiche e le ammucchiamo per bruciarle. Non era una vendetta: l'individuo interessato doveva scomparire.
Era stato così presso i nostri antenati. Ma tra noi non è purtroppo più possibile. Vorrei ora parlarvi molto francamente dell'omosessualità nelle SS. Sottolineo che so molto bene di che sto parlando. Non è evidentemente un argomento per una conferenza di ufficiali; ma si può parlarne a tu per tu durante un incontro.
Ancora oggi, si presenta ogni mese un caso di omosessualità nelle SS. Abbiamo da otto a dieci casi all'anno. Ho dunque deciso questo: in ogni caso, questi individui saranno ufficialmente degradati, espulsi dalle SS e tradotti davanti ad un tribunale. Dopo aver espiato la pena inflitta dal tribunale, saranno internati per mio ordine in un campo di concentramento; ed abbattuti durante un "tentativo di fuga".
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In ciascun caso, il corpo d'origine di quest'individuo sarà informato della cosa per mio ordine. Spero così di estirpare questa gente dalle SS, fino all'ultimo: voglio conservare il sangue nobile che riceviamo nella nostra organizzazione e l'opera di risanamento razziale che noi perseguiamo per la Germania.
Ma il problema non è comunque risolto per tutta la Germania. Non dobbiamo illuderci: trascinare gli omosessuali davanti ad un tribunale e farli internare non risolve il problema. Quando esce di prigione, l'omosessuale è sempre omosessuale come prima. Il problema rimane dunque intatto. Viene risolto nella misura in cui questo vizio è stigmatizzato, mentre prima non lo era affatto. Prima, durante e dopo la guerra, noi avevamo sì delle leggi su quest'argomento, ma non succedeva nulla. Vi faccio un esempio per farmi capire meglio: nel 1934, nei primi sei mesi della nostra attività in questo campo, noi abbiamo portato più casi davanti ai tribunali che il presidio di polizia di Berlino in venticinque anni. Non si può dire che tutto questo sia diventato importante solo a causa di Röhm. Questo ci ha fatto certamente molto danno. Ma questo vizio era già fiorente prima, durante ed ancor più dopo la guerra.
Vedete che si possono risolvere tutti i problemi prendendo delle misure amministrative e poliziesche. Si può risolvere il problema delle prostitute, assai banale in confronto al precedente: delle misure precise permettono di inserirle in un'organizzazione ammissibile per un popolo di cultura. In questo campo, noi diamo prova di una grande ampiezza di spirito; perché non si può da una parte voler impedire che tutta la gioventù cada vittima dell'omosessualità, e dall'altra chiudere tutti gli sfoghi. Questa sarebbe follia. Alla fine, prevenire ogni possibilità di relazioni con le ragazze nelle grandi città - anche se mercenarie - equivale ad un gran numero di giovani a passare all'altra sponda.
Fatte tutte queste considerazioni, non ci si deve scordare che la Germania è purtroppo diventata un paese urbanizzato per due terzi. Il villaggio non conosce problema alcuno. Il villaggio ha una soluzione sana e naturale di tutti questi problemi. Là, malgrado il pastore e la morale cristiana, malgrado un sentimento religioso che si mantiene da secoli, il giovanotto va a bussare alla finestra della sua bella. Così si risolve il problema. Certo, ci sono dei figli illegittimi,
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alcune persone che nel villaggio si agitano; ed il pastore è contento di avere un nuovo argomento per il sermone. I ragazzi fanno esattamente come in passato e - non vi lasciate imbrogliare - come nei tempi più antichi della nostra storia. Tutta la teoria inventata per favorire la causa secondo cui la ragazza tedesca, se ha la sventura di non sposarsi che a ventisei o trent'anni, ha vissuto come una monaca fino a quell'età, è una favola. Di contro, le leggi sul sangue erano rigorose: nessun ragazzo e nessuna ragazza si dovevano compromettere con un sangue di minor valore. La severità a questo proposito era estrema. E si era altrettanto severi su un'altra cosa: la donna infedele era punita con la morte, perché un sangue straniero rischiava di entrare nella famiglia.
Tutto questo era naturale a quell'epoca, l'ordine era sano e ragionevole, andava nel senso delle leggi naturali, e non in senso inverso come oggi.
Come ho detto, in questo campo i problemi un giorno saranno risolti, in un modo o nell'altro. Più noi facilitiamo i matrimoni precoci - in modo che i nostri uomini si sposino a venticinque anni - e più diminuirà il resto, e tutto rientrerà in modo naturale nell'ordine.
Al contrario, il problema dell'omosessualità non può essere risolto. Evidentemente, io potrei - è una questione che noi abbiamo esaminato da ogni lato - far incarcerare e rinchiudere nei campi tutti i giovani traviati. Si può realizzare facilmente. Ma mi pongo un interrogativo: se io faccio rinchiudere ventimila giovani traviati delle grandi città, riuscirò forse a riportarne sulla retta via tre o quattromila che sono abbastanza giovani (diciassette-diciott'anni), e questo attraverso la disciplina, l'ordine, lo sport, il lavoro; e ci siamo riusciti in molti casi. Ma a partire dal momento in cui non ci saranno più di questi giovani - perché non incarcero più gli omosessuali - gli omosessuali rischiano di cercare delle nuove vittime. Questa dunque è una soluzione a doppio taglio.
Nella misura in cui essi non saranno irrimediabilmente corrotti, faremo arrestare ed internare nei campi tutti questi giovani di diciassette-diciotto anni. Tenteremo di riportarli alla ragione e, come vi dico, ci siamo riusciti in molti casi.
Ma tutto questo non ci permette di risolvere il problema nel suo insieme. Io non vedo che una sola soluzione: impedire alle qualità dello stato di uomini, ai vantaggi delle associazioni maschili,
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di degenerare in difetti. A mio avviso, c'è un'eccessiva mascolinizzazione delle nostre vite: noi arriviamo persino a militarizzare delle cose inimmaginabili: lo dico in tutta franchezza, non c'è niente di così perfetto come il nostro modo di far avanzare gli uomini in riga e di fare il bottino [sacco con il corredo dei soldati]. Ma io trovo catastrofico vedere le ragazze e le donne - soprattutto le signorine - circolare per il paese con dei bottini perfetti. Questo fa venir voglia di vomitare. Trovo catastrofico vedere le organizzazioni femminili, le associazioni femminili, le comunità femminili, occuparsi di cose che distruggono il fascino, la dignità e la grazia della donna. Noialtri uomini - parlo in generale, perché questo non ci riguarda direttamente - vogliamo, nella nostra follia, fare della donna uno strumento del pensiero logico, vogliamo insegnarle tutto il possibile; trovo questo catastrofico; noi mascolinizziamo le donne a tal punto che alla lunga la differenza sessuale e la polarità spariscono. Da qui, la via che porta all'omosessualità non è lontana.
A mio avviso, l'attività dell'Associazione degli studenti - per scegliere un esempio all'interno del Movimento - è una catastrofe: negli ultimi anni, consisteva nel fare dei magnifici bottini ed a fare esercizi ginnici. Io non ho affatto bisogno dell'Associazione degli studenti per questo.
Ho recentemente discusso con il nuovo Führer [capo] di quest'Associazione, e gli ho detto: "Mio caro Scheel, se mai vi farete pizzicare mentre fate esercizi ginnici con i vostri camerati, io diverrò il vostro mortale nemico. Nei circoli studenteschi si fornisce del lavoro intellettuale, si esercita un'attività intellettuale, e si fa ordine nella società."
Ho visto una volta un giornale studentesco - credo che fosse quello dell'Associazione della Slesia: in prima pagina di questo giornale consacrato al lavoro intellettuale dei giovani universitari, si vedevano otto uomini su due file, mentre il loro Führer intellettuale verificava l'allineamento. Di per sé questo è il lavoro del sottufficiale, dell'aiutante, del comandante di compagnia o di battaglione. Ma non è in alcun caso il ruolo di un'istituzione intellettuale. Quando si dice di noi all'estero: "Voi non sapete essere altro che dei militaristi", questo non è proprio così falso come uno potrebbe pensare [...] [omissione del libro]
Ora solleviamo il seguente problema: "Le SS pretendono di essere un ordine. Anche il partito pretende di essere un ordine."
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Queste due affermazioni non si escludono a vicenda. Noi siamo, lo dico molto chiaramente, un ordine nazionalsocialista - ed ecco la definizione razziale - di uomini del Nord, una comunità giurata di clan. Noi siamo innanzitutto un ordine militare: non L'ordine, ma UN ordine nazionalsocialista e militare, legato dalla disciplina e dal sangue al sangue nordico; una comunità di clan, se volete. Una volta si sarebbe parlato di una confraternita di nobili. Ma è a bella posta che non uso quest'espressione. Semplicemente, intendo dire con questo che il nostro compito è orientato nel senso di una disciplina umana, mentre il compito dell'ordine politico si orienta verso la direzione politica.
A partire dal momento in cui il Partito è un ordine politico, si deve preoccupare sempre più del contenuto intellettuale e scostarsi sempre più dagli aspetti militari come il bottino, le adunate, ecc. E questo fino al più piccolo dettaglio.
Ho molto discusso di questi problemi con il camerata Ley, che ha una grande intelligenza di questo genere di cose. Gli ho così chiesto a proposito dell'adunata - veramente molto bella - dei capi politici a Norimberga: "Perché voi date degli ordini? Io non lo farei mai." Lì c'erano centomila capi politici. Ci sarebbero voluti dei soldati ben addestrati perché gli ordini "Riposo! Alza bandiera! Abbassa bandiera!" fossero eseguiti in modo impeccabile da centomila uomini.
"Perché mai voi non dite, facendo il vostro discorso, le parole: 'Ed ora alziamo le bandiere, ora le abbassiamo'?" Questa è esattamente la stessa cosa, ma in una forma che non è ultravirile, soldatesca e militare. Perché bisogna dare degli ordini per questo genere di cose? Ecco alcune riflessioni sull'insieme di questi problemi.
Torno al mio argomento. Dicevo che mascolinizzavamo esageratamente tutta la vita. Noi allo stesso modo esageriamo nel mascolinizzare la nostra gioventù. Vi do alcuni esempi che potrete moltiplicare a volontà grazie alla vostra personale esperienza od a quello che avrete visto intorno a voi.
Certi giovanotti dicono alla loro madre: "Ti prego, quando sfiliamo, nella Gioventù hitleriana, fa' attenzione a non passarci vicino; io ti farei un cenno, ma gli altri si burlerebbero di me, direbbero che sono un cocco di mamma, una pappamolla". Trovo che questo genere di riflessioni è una catastrofe per un popolo.
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E' catastrofico per un paese che i ragazzi si vergognino della loro madre o della loro sorella, o che siano indotti a vergognarsi delle donne - in questo caso di quelle che sono loro più vicine: la loro madre o la loro sorella, che è una femmina in potenza. E' catastrofico che un giovane sia deriso oltre il normale perché è innamorato di una ragazza, che per questo non lo si prenda sul serio, che lo si consideri come un debole, che gli si dica che i duri non si occupano delle ragazze. "Non ci sono che le amicizie maschili. Sono gli uomini a decidere sulla terra", gli si dice: la tappa successiva è l'omosessualità. Queste sono le idee di M. Blüher: "In linea generale, la forma più grande di amore non è quella che si ha tra un uomo ed una donna: a causa dei figli, c'è qualcosa di animale. La più grande forma di amore è l'amore sublimato che lega due uomini. Nella storia del mondo, ne sono uscite le più grandi cose." Ma questa è la spudorata menzogna di questi individui, che rivendicano a sé Alessandro Magno e Bismarck. Non c'è grande uomo che non rivendichino gli omosessuali: Cesare, Silla, ecc. Credo che, a parte Don Giovanni, li rivendichino tutti. Questo è presentato in modo attraente ai giovani che fanno parte di un movimento già straordinariamente mascolinizzato e che vivono in dei campi di uomini in cui non hanno la possibilità di incontrare delle ragazze. A mio avviso, non ci si deve stupire che abbiamo preso la via dell'omosessualità.
Credo che un cambiamento radicale non possa nascere che da questo:
Noi dobbiamo - è una cosa particolarmente urgente per le SS - fare delle SS e dei giovani, nella misura in cui noi abbiamo influenza su di loro, degli uomini cavallereschi, dei giovani cavalieri. E' la sola soluzione che noi abbiamo per distinguerci nettamente e non cadere nello stato di cose che regna tra gli anglosassoni e gli americani. Un giorno dissi ad un'inglese che trovava spaventoso che gli uomini salutassero le donne per primi: "Io suppongo che le pollastre si pavoneggino intorno al gallo, da voi? Sarebbe dunque diverso da quello che avviene altrove?" - Una conseguenza dei troppi privilegi accordati alla donna in America è che nessun uomo osa più guardare una ragazza: se lo fa, apparirà di fronte ad un tribunale matrimoniale che lo condannerà a pagare danni ed interessi. In America, l'omosessualità è diventata una misura di protezione assoluta per gli uomini,
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a causa della schiavitù in cui sono mantenuti dalle donne. Laggiù, la donna può comportarsi come un boa: ella semplicemente soffoca l'uomo. Nessuno la rimette sulla giusta via; è proprio il miglior esempio di tirannia femminile!
Da noi, non c'è alcun pericolo che l'atteggiamento cavalleresco dell'uomo sia esagerato e sfruttato dall'altra parte: in Germania, l'abitudine e l'educazione non spingono affatto le donne a questo. Dobbiamo assolutamente fare dei nostri giovani degli uomini cavallereschi, degli uomini che siano i campioni delle donne.
Di recente, ho detto ad uno dei capi della Gioventù hitleriana: "Voi siete in generale ben poco cristiani; ma il vostro atteggiamento verso la donna è del cristianesimo più puro, il più cristiano possibile". Centocinquant'anni fa fu sostenuta in un'università cattolica una tesi dal titolo: "La donna ha un'anima?". Basta questo per vedere la tendenza del cristianesimo a distruggere la donna ed a mettere in evidenza l'inferiorità femminile. Sono assolutamente convinto che tutto il clero ed il cristianesimo non cerchino che di stabilire un'associazione erotica maschile e di mantenere questo bolscevismo che esiste da duemila anni. Conosco assai bene la storia del cristianesimo a Roma, e questo mi permette di giustificare la mia opinione. Sono convinto che gli imperatori romani che hanno sterminato i primi cristiani hanno agito esattamente come noi con i comunisti. A quell'epoca, i cristiani costituivano la peggior feccia delle grandi città, i peggiori ebrei, i peggiori bolscevichi che si potessero immaginare.
Il bolscevismo di quell'epoca ha avuto il coraggio di crescere sul cadavere di Roma. Il clero di questa chiesa cristiana - che poi, ha sottomesso la chiesa ariana dopo delle lotte infinite - tenta, fin dal 4° o 5° secolo, di ottenere il celibato dei preti. Si fonda per questo su San Paolo e tutti i primi apostoli, che presentavano la donna come simbolo del peccato e non autorizzavano - o non raccomandavano - il matrimonio che come mezzo legale di sfuggire alla fornicazione - è quello che è scritto nella Bibbia - e non presentavano i figli che come un male necessario. Questo clero continua a seguire la medesima strada nel corso dei secoli, finché il celibato dei preti non diventa una realtà nel 1139.
Io sono peraltro convinto che la confessione auricolare consenta ad alcuni preti che non vogliono proprio sottomettersi a quest'omosessualità
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di procurarsi le donne e le ragazze di cui hanno bisogno, in special modo ai curati di campagna: a mio avviso, la maggioranza di essi è eterosessuale - più del cinquanta per cento - mentre io stimo che ci siano nei conventi il novanta - novantacinque o cento per cento di omosessuali.
Se riprendessimo oggi i processi contro i preti omosessuali e se trattassimo i preti come tutti i cittadini tedeschi, potrei garantire duecento processi e più per i prossimi tre o quattro anni. Se noi non possiamo istruire questi processi, non è perché ci manchino i casi, ma semplicemente perché non disponiamo del numero dei funzionari e dei giudici necessari per questo compito. Ma entro quattro anni porteremo - spero - una prova assai convincente: noi proveremo che la chiesa, tanto al livello dei suoi dirigenti che dei suoi preti, costituisce nella sua più gran parte un'associazione erotica di uomini che terrorizza l'umanità da ormai milleottocento anni, esige che le si fornisca un'enorme quantità di vittime, e che nel passato si è mostrata sadica e perversa. Non ho da citare che i processi contro le streghe e gli eretici.
La svalutazione della donna è un atteggiamento tipicamente cristiano; e nella nostra epoca - e sebbene che siamo nazionalsocialisti - noi abbiamo assunto di nuovo questo atteggiamento mentale. Anche certi pagani incrollabili lo hanno fatto. Conosco molti camerati che si credono obbligati a manifestare una grande fermezza nella loro maniera di concepire il mondo, e di mostrarsi particolarmente virili nel comportarsi con rozzezza e brutalità verso le donne.
Noi abbiamo d'altronde una certa tendenza ad escludere il più possibile le donne dalle feste e dalle cerimonie. E le stesse persone che lo fanno vengono poi a lamentarsi che le donne restano talvolta fedeli alla chiesa, o del fatto che esse non sono conquistate al cento per cento alla causa nazionalsocialista. Ma loro non possono proprio lamentarsi: loro trattano le donne come degli esseri di second'ordine e le tengono alla larga da tutta la nostra vita interiore. Non c'è quindi da stupirsi che esse non siano ancora completamente conquistate a questa via. Dobbiamo ben vedere che il movimento, la concezione del mondo nazionalsocialista, non possono permanere se non sono portati dalle donne: perché gli uomini afferrano le cose con l'intelletto, mentre la donna le comprende con il cuore.
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Sono state le donne tedesche a fornire la maggior parte delle vittime nei processi per stregoneria ed eresia, non gli uomini. La pretaglia sa molto bene perché ha bruciato da cinquemila a seimila donne: per l'appunto perché esse si aggrappavano sentimentalmente all'antica scienza ed all'antica dottrina, perché i loro sentimenti ed il loro istinto non permettevano loro di allontanarsene; mentre gli uomini, in modo logico e conforme alla loro intelligenza, avevano cambiato opinione.
Torno al nostro problema. Penso che ci sia un'eccessiva mascolinizzazione in tutto il Movimento, e questa mascolinizzazione contiene il germe dell'omosessualità.
Vi chiedo di discutere queste idee quando vi sarà possibile - ma in ogni caso non davanti a tutto il corpo ufficiali: discutetene con questo e con quello. Vi prego di fare in modo che i vostri uomini - vi ho già mostrato come - danzino con delle ragazze alla festa del solstizio d'estate. Ritengo perfettamente giusto autorizzare i nostri giovani candidati ad organizzare di tanto in tanto una serata danzante in inverno: non inviteremo alcuna ragazza di sangue impuro, ma le migliori: noi daremo alle nostre SS l'occasione di danzare con loro, di mostrarsi gai e gioiosi. Penso che questo sia utile per evitare di immettersi nella cattiva strada che porta all'omosessualità. Questa sarebbe la ragione negativa. Ma c'è anche una ragione positiva: non possiamo proprio stupirci se l'uno o l'altro fa un cattivo matrimonio e sposa una ragazza senza valore razziale, se non diamo loro l'occasione di conoscerne delle altre.
Ritengo necessario fare in modo che i ragazzi da quindici a sedici anni incontrino delle ragazze ad un corso di danza, a delle serate, od in una qualsiasi occasione. E' a quindici o sedici anni - è un fatto provato dall'esperienza - che il giovane si trova in un equilibrio instabile. Se si prende una cotta per una ragazza del corso di danza, od un amore di gioventù, è salvo, si allontana dal punto pericoloso. In Germania, non abbiamo bisogno di preoccuparci di sapere se noi mettiamo i giovani troppo presto a contatto con le ragazze e se noi li spingiamo ad avere dei rapporti sessuali - è un problema molto serio, di cui un tempo si parlava ridendo e dicendo oscenità, ma grazie a Dio è finito. No: sotto il nostro clima, dati la nostra razza ed il nostro popolo, un giovane di sedici anni considera l'amore dal punto di vista più puro, più bello, più idealista; ed a partire dal momento in cui s'innamora di una ragazza - devo ripeterlo con chiarezza -
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per lui non è più questione di onanismo collettivo con dei compagni, né di amicizia a carattere sessuale con degli uomini o dei giovani ragazzi: in linea generale, se ne vergogna davanti ad una ragazza. In effetti, è legato sul piano umano.
A partire da questo momento, il pericolo è schivato. Dobbiamo ora riunire le condizioni necessarie, dobbiamo eliminare quest'atteggiamento che regna oggi in tutta la gioventù e forse anche tra le SS, e che consiste nel burlarsi di un uomo che accompagna una ragazza o che si comporta correttamente con sua madre, o ancora di un altro che si comporta da gentiluomo con la sorella. Qui è il germe dell'omosessualità.
Penso che sia stato mio dovere parlare di questi problemi con voi, signori generali. E' una cosa estremamente seria, che i volantini e le teorie moderne non permetteranno di risolvere. Noi non la risolveremo mai dicendo semplicemente: "Mio Dio, perché il nostro popolo è così cattivo? Questa depravazione dei costumi è spaventosa ..." Niente di tutto questo risolverà la questione. Se noi pensiamo che essa sia risolta, io mi chiedo perché continuiamo a darcene tanta pena. Se noi pensiamo che essa non lo sia, dobbiamo ammettere che in questo campo il nostro popolo è stato mal diretto ...
Signori, le trasgressioni sessuali provocano le cose più stravaganti che si possano immaginare. Dire che noi ci comportiamo come animali sarebbe insultare gli animali. Perché gli animali non fanno affatto queste cose. Una vita sessuale normale costituisce dunque un problema vitale per tutti i popoli.
FINE
(per fortuna)
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