BPD e terapie riparative

Una cosa che le persone LGBT americane temono assai è che Michelle Bachmann, una deputata americana repubblicana e legata ai 'Tea Party' divenga davvero presidente degli USA: non solo lei è omofoba, ma, a leggere questi due articoli:
il marito Marcus Bachmann, un 'counselor cristiano', gestisce una clinica psichiatrica in cui si compiono terapie riparative; poiché pare che codesta clinica abbia ricevuto dei finanziamenti dallo stato del Minnesota, la cosa è particolarmente grave.

Su queste terapie Jack Drescher, presidente del Group for the Advancement of Psychiatry, ed in rappresentanza della maggiore e migliore parte dei suoi colleghi, ha detto qui che esse "sono così lontane dal pensiero psichiatrico comune da essere praticamente su Marte".

Le classiche obiezioni alle terapie riparative sono queste:
  1. L'omosessualità non è una patologia - perché curare ciò che è già sano?
  2. L'omosessualità sembra nascere da un'interazione geni-ambiente (come l'intelligenza), quindi è sbagliato pensare che sia una scelta individuale;
  3. Gli omosessuali non sono stati vittime di esperienze traumatiche o molestie sessuali in misura maggiore degli eterosessuali;
  4. Gli omosessuali, contrariamente a quanto pensavano Freud ed altri psicoanalisti in tempi molto lontani, non si dimostrano psicologicamente ed affettivamente meno maturi degli etero;
  5. Le terapie riparative di cui parlano gli articoli citati presumono che non esista un'identità omosessuale, ma solo rapporti omosessuali - si nega quindi l'esperienza soggettiva (ma non per questo meno vera) delle persone, e questo sarebbe sufficiente a squalificare chi le pratica;
  6. Le terapie riparative costringono gli omosessuali ad interiorizzare lo stigma sociale, peggiorando le conseguenze per la loro salute: autosvalutazione, depressione, perfino ideazione suicidaria;
  7. Ci sono conseguenze nefaste anche per gli etero:
    1. Denaro (privato e pubblico) sprecato in interventi terapeutici inutili e dannosi;
    2. Molti etero accolgono la scoperta od il coming-out del proprio congiunto omosessuale con dolore; ma finché credono possibile che questi possa essere 'riparato', non riescono ad 'elaborare il lutto', con il risultato che il dolore viene protratto, ed alla fine si aggiunge la disillusione;
    3. Le terapie riparative sono un pretesto per esercitare crudeltà contro le persone LGBT - ma non c'è modo di impedire che tale crudeltà finisca con l'imbarbarire tutta la società.
    4. Ed infatti i sostenitori di codeste terapie non sono medici o psicologi di vaglia, bensì persone che professano ideologie totalitarie o credi fanatici;
  8. I pochi casi in cui tali terapie sembrano avere un netto successo, cioè senza effetti collaterali gravi, sembrano di questo tipo:
    1. Persone con una libido molto bassa che possono essere indotte all'astinenza (ma la loro identità sessuale non è cambiata);
    2. Persone bisessuali che vengono convinte a non avere più rapporti con il proprio genere (ma la loro identità sessuale non è cambiata);
    3. Persone il cui orientamento sessuale non è chiaro nemmeno a loro stesse, e che alla fine si scoprono etero (ma la loro identità sessuale non è cambiata - bensì chiarita).
Di solito si pensa che il caso 8.3 riguarda gli adolescenti od i giovani adulti, che hanno appena scoperto la loro sessualità e non hanno ancora capito che direzione prenderà; io propongo un caso ulteriore: le persone che soffrono di quella che Erikson chiamava 'diffusione dell'identità'.

Il caso più frequente mi pare quello del Disturbo di Personalità Borderline, la cui prevalenza è circa il 2% della popolazione generale, e di cui potete trovare qui i criteri diagnostici secondo il DSM-IV-TR (2000).

Di codesti criteri, quello che ci interessa di più è il numero 3: "Disturbo dell'identità: immagine di sé o senso di sé marcatamente e persistentemente instabili"; quest'instabilità si manifesta spesso con cambiamenti improvvisi dell'affiliazione religiosa, degli obbiettivi di lavoro e di studio, ma anche dell'orientamento sessuale.

Qui non siamo di fronte alla "fluidità sessuale" di cui parla Lisa Diamond, su cui la donna non ha alcun controllo; siamo di fronte ad un cambiamento repentino che può essere deciso tanto rapidamente da sembrare falso, ma che riesce ad improntare per un certo periodo la vita della persona, e spesso soddisfa dei nascosti bisogni di dipendenza.

Le personalità borderline, al contrario di molte altre persone disturbate, sono molto disponibili ad entrare in terapia, in quanto si rendono conto di aver bisogno d'aiuto, ed accettano molto volentieri di 'dipendere' dal terapeuta - possono perciò essere facilmente convinte che il loro orientamento sessuale è causa del loro problema, e fare eroici sforzi per mutarlo, soprattutto se gli/le viene promesso che la ricompensa sarà un rapporto privilegiato con Dio, una persona dalla quale dipendere incondizionatamente.

In realtà, i risultati spesso sono tanto spettacolari quanto transitori, e possono ingannare un 'terapeuta' ansioso di trovare conferme dell'efficacia della terapia (ma Karl Popper, bestia nera dei totalitari e dei fanatici, avvertiva che il vero scienziato cerca le smentite alla sua teoria, e solo se proprio non riesce a trovarle la considera provvisoriamente valida), ma non chi ha un 'gaydar'.

Tra l'altro, come faceva notare lo psichiatra inglese Michael Fonagy, le psicoterapie possono essere dannose, e questo vale soprattutto per il paziente borderline - infatti le uniche psicoterapie che hanno ricevuto validazione empirica (teoria dialettico-comportamentale e psicoterapia focalizzata sul transfert) sono state escogitate proprio per questi pazienti, che sono molto più problematici di altri che pure hanno disturbi assai più gravi, e possono davvero 'decompensare' a seguito di una terapia inadeguata.

Non auguro a nessuno di iniziare una 'terapia riparativa', e questo vale soprattutto per le persone borderline; esse hanno meno risorse per resistere al male che viene loro fatto in queste terapie, eppure possono sembrare le persone con le quali la 'terapia' ha avuto più successo - in realtà essi sono stati addestrati fin da piccini a sembrare contenti anche quando sono profondamente addolorati, ed a ritenere naturale che le loro emozioni non vengano mai prese sul serio.

Una 'terapia riparativa' con loro può avere successo solo a prezzo di renderli ancora più malati e disposti a 'scindersi' in una parte 'buona' (socialmente competente e presumibilmente etero) ed una parte 'cattiva' (socialmente inaccettabile e presumibilmente 'gaia'), che non viene repressa, ma completamente esclusa dalla coscienza.

Una persona con un senso morale appena accettabile dovrebbe non solo inorridire di fronte a questa prospettiva, ma chiedersi anche: "Dopo le persone LGBT, a quali toccherà?"

Raffaele Ladu

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