Mi ricordo ancora quella mia "prima volta", la prima volta che sentii, anzi lessi quella parola: Aids.
Era il 1983 ed ero un giovane studente, frequentavo il Liceo Artistico Statale di Verona e mi interessavo con passione a tutte le forme d'arte, dal disegno alla fotografia. Leggevo molte riviste e libri, che comperavo in quantità industriale, soprattutto d'arte, ma anche di politica e storia. Passione che mi è rimasta ancora oggi che faccio il lavoro per cui ho studiato; il designer creativo.
Mi ricorderò sempre quel giorno, un pomeriggio di maggio, sdraiato sul letto in camera mia mentre stavo appunto sfogliando l'ultimo numero della rivista PHOTO (magazine di fotografia artistica) che avevo appena acquistato in edicola rientrando da scuola.
L'occhio mi cadde su un servizio che parlava di una strana malattia che stava seriamente colpendo la comunità gay di New York e San Francisco.
Ricordo che campeggiava una grande foto che occupava entrambe le pagine, dove si vedeva una manifestazione gay a central park, dove ognuna delle persone sedute teneva in mano un numero: il numero di matricola sanitaria (o assicurazione) di un amico, parente o compagno colpito da questa nuova malattia. Nelle pagine successive, altre foto di manifestazioni gay e le primissime foto pubbliche delle persone con il Sarcoma di Kaposi (rara forma di cancro della pelle).
Ricordo che sconvolto e spaventato, chiusi immediatamente la rivista gettandola a terra lontano sul pavimento. Quella notte non chiusi occhio.
Il giorno dopo a scuola avevo il pensiero fisso su quelle immagini e non riuscivo a togliermele dalla mente. A quel tempo ero già consapevole della mia omosessualità, mi stavo finalmente accettando grazie all'aiuto di alcuni miei compagni di classe che lo erano già apertamente e felicemente prima di me, a 15 anni non era facile, soprattutto negli anni ottanta.
Ero un bel fighetto, basso e magro come un' acciughina con un pò di muscoletti, la pelle olivastra, vestito alla moda da "baiosetto", con i capelli mori ricci e lunghi sulle spalle, come andava allora e facevo impazzire le regazze...ma non me ne fregava niente.
Non vedevo l'ora di conoscere un ragazzo che mi piacesse per poterci fare l'amore, già mi facevo le fantasie e programmavo mentalmente dove andare in vacanza con lui. Ma cosa sarebbe successo se mi fossi anch'io beccato la "malattia dei gay"?
Dopo due giorni mi feci coraggio e raccolsi la rivista da dove l'avevo gettata e tirando un forte sospiro la lessi tutta d'un fiato.
L'articolo parlava di 3000 casi già raggiunti tra New York e San Francisco, delle autorità che brancolavano nel buio in preda al panico, della comunità gay che cominciava a scendere in piazza tutti i giorni per chiedere più informazione e la rottura del silenzio.
Il termine AIDS (Acquired Immuno Deficency Syndrome) era abbastanza recente, perchè fino a qualche tempo prima si era parlato di GRID (Gay Related Immuno Deficency). L'articolo poi concludeva con le dichiarazioni omofobe di alcuni politici e senatori repubblicani che volevano presentare una legge per l'internamento in speciali riserve (campi di concentramento) di tutti i gay. Per fortuna questa legge non fu mai presentata, ma nel 1987 il reazionario ed ultraconservatore senatore Jesse Helms fece introdurre un emendamento alla legge sull'immigrazione che limitava le persone sieropositive nei viaggi all'estero e nel rientro negli USA, mentre i sieropositivi stranieri non potevano migrare o visitare gli Stati Uniti. Legge abolita da Barack Obama solo nel 2009.
Un paio di anni dopo mi recai per la prima volta ad una riunione dell'appena costituito Arcigay di Verona (Circolo 302.0 - con sede presso l'Arci in via Nazario Sauro,2) e l'argomento trattato quella sera, guarda caso era proprio l'Aids. I primi casi (almeno quelli che si conoscevano) avevano raggiunto Verona e si discuteva su cosa fare per informare la comunità gay in un epoca in cui non c'erano ne cellulari, ne internet. Da lì è comiciata la mia avventura.
L'articolo di PHOTO che io lessi nel 1983, non fu quello che parlò per la prima volta della Pandemia AIDS, fu un altro; un trafiletto non tanto lungo che diceva: RARE CANCER SEEN IN 41 HOMOSEXSUALS - Trad. RARO CANCRO RISCONTRATO IN 41 OMOSESSUALI.
Pubblicato sul New York Times il 3 Luglio 1981... Domenica prossima saranno 30 anni.
Questa è una data simbolica, i primi casi, anche se pochi erano già apparsi da un paio d'anni, forse già dal 1978.
I simboli però sono importanti, perchè fissano un momento, un'idea, un avvenimento, un punto di partenza. Il punto di partenza della mia lunghissima militanza e di tanti altri compagni di viaggio.
Come avviene per la giornata della memoria che ricorda le vittime della barbarie nazifascista, che ha ucciso anche tantissime persone omosessuali, credo che sia giusto ricordare questa data simbolo come parte della nostra storia.
Io ho voluto portarvi una testimonianza (la mia) per ricordare tanti cari amici che ho perso e che ancora oggi ho nel cuore.
Zeno Menegazzi
Attivista del Movimento LGBT
Consigliere del direttivo di Arcigay Pianeta Urano Verona
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articolo pubblicato anche su GAYFREEDOM
Era il 1983 ed ero un giovane studente, frequentavo il Liceo Artistico Statale di Verona e mi interessavo con passione a tutte le forme d'arte, dal disegno alla fotografia. Leggevo molte riviste e libri, che comperavo in quantità industriale, soprattutto d'arte, ma anche di politica e storia. Passione che mi è rimasta ancora oggi che faccio il lavoro per cui ho studiato; il designer creativo.
Mi ricorderò sempre quel giorno, un pomeriggio di maggio, sdraiato sul letto in camera mia mentre stavo appunto sfogliando l'ultimo numero della rivista PHOTO (magazine di fotografia artistica) che avevo appena acquistato in edicola rientrando da scuola.
L'occhio mi cadde su un servizio che parlava di una strana malattia che stava seriamente colpendo la comunità gay di New York e San Francisco.
Ricordo che campeggiava una grande foto che occupava entrambe le pagine, dove si vedeva una manifestazione gay a central park, dove ognuna delle persone sedute teneva in mano un numero: il numero di matricola sanitaria (o assicurazione) di un amico, parente o compagno colpito da questa nuova malattia. Nelle pagine successive, altre foto di manifestazioni gay e le primissime foto pubbliche delle persone con il Sarcoma di Kaposi (rara forma di cancro della pelle).
Ricordo che sconvolto e spaventato, chiusi immediatamente la rivista gettandola a terra lontano sul pavimento. Quella notte non chiusi occhio.
Il giorno dopo a scuola avevo il pensiero fisso su quelle immagini e non riuscivo a togliermele dalla mente. A quel tempo ero già consapevole della mia omosessualità, mi stavo finalmente accettando grazie all'aiuto di alcuni miei compagni di classe che lo erano già apertamente e felicemente prima di me, a 15 anni non era facile, soprattutto negli anni ottanta.
Ero un bel fighetto, basso e magro come un' acciughina con un pò di muscoletti, la pelle olivastra, vestito alla moda da "baiosetto", con i capelli mori ricci e lunghi sulle spalle, come andava allora e facevo impazzire le regazze...ma non me ne fregava niente.
Non vedevo l'ora di conoscere un ragazzo che mi piacesse per poterci fare l'amore, già mi facevo le fantasie e programmavo mentalmente dove andare in vacanza con lui. Ma cosa sarebbe successo se mi fossi anch'io beccato la "malattia dei gay"?
Dopo due giorni mi feci coraggio e raccolsi la rivista da dove l'avevo gettata e tirando un forte sospiro la lessi tutta d'un fiato.
L'articolo parlava di 3000 casi già raggiunti tra New York e San Francisco, delle autorità che brancolavano nel buio in preda al panico, della comunità gay che cominciava a scendere in piazza tutti i giorni per chiedere più informazione e la rottura del silenzio.
Il termine AIDS (Acquired Immuno Deficency Syndrome) era abbastanza recente, perchè fino a qualche tempo prima si era parlato di GRID (Gay Related Immuno Deficency). L'articolo poi concludeva con le dichiarazioni omofobe di alcuni politici e senatori repubblicani che volevano presentare una legge per l'internamento in speciali riserve (campi di concentramento) di tutti i gay. Per fortuna questa legge non fu mai presentata, ma nel 1987 il reazionario ed ultraconservatore senatore Jesse Helms fece introdurre un emendamento alla legge sull'immigrazione che limitava le persone sieropositive nei viaggi all'estero e nel rientro negli USA, mentre i sieropositivi stranieri non potevano migrare o visitare gli Stati Uniti. Legge abolita da Barack Obama solo nel 2009.
Un paio di anni dopo mi recai per la prima volta ad una riunione dell'appena costituito Arcigay di Verona (Circolo 302.0 - con sede presso l'Arci in via Nazario Sauro,2) e l'argomento trattato quella sera, guarda caso era proprio l'Aids. I primi casi (almeno quelli che si conoscevano) avevano raggiunto Verona e si discuteva su cosa fare per informare la comunità gay in un epoca in cui non c'erano ne cellulari, ne internet. Da lì è comiciata la mia avventura.
L'articolo di PHOTO che io lessi nel 1983, non fu quello che parlò per la prima volta della Pandemia AIDS, fu un altro; un trafiletto non tanto lungo che diceva: RARE CANCER SEEN IN 41 HOMOSEXSUALS - Trad. RARO CANCRO RISCONTRATO IN 41 OMOSESSUALI.
Pubblicato sul New York Times il 3 Luglio 1981... Domenica prossima saranno 30 anni.
Questa è una data simbolica, i primi casi, anche se pochi erano già apparsi da un paio d'anni, forse già dal 1978.
I simboli però sono importanti, perchè fissano un momento, un'idea, un avvenimento, un punto di partenza. Il punto di partenza della mia lunghissima militanza e di tanti altri compagni di viaggio.
Come avviene per la giornata della memoria che ricorda le vittime della barbarie nazifascista, che ha ucciso anche tantissime persone omosessuali, credo che sia giusto ricordare questa data simbolo come parte della nostra storia.
Io ho voluto portarvi una testimonianza (la mia) per ricordare tanti cari amici che ho perso e che ancora oggi ho nel cuore.
Zeno Menegazzi
Attivista del Movimento LGBT
Consigliere del direttivo di Arcigay Pianeta Urano Verona
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articolo pubblicato anche su GAYFREEDOM
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